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Fitovigilanza: focus sulla sorveglianza delle reazioni avverse

Fin dalla sua comparsa l’uomo ha cercato di trovare rimedi ai propri malesseri cercando di utilizzare gli strumenti fornitigli dall’ambiente circostante.

Questa “spinta alla sopravvivenza”, una buona dose di fortuna e un elevato spirito d’osservazione hanno permesso alla nostra specie di selezionare un numero sempre crescente di piante da impiegare per scopi terapeutici e successivamente definite “officinali”.

Ovviamente l’approccio iniziale è stato tutt’altro che scientifico, ma abbandonate le pratiche magico/religiose per lasciare campo libero alla scienza, la maggiore comprensione dei meccanismi d’azione delle piante medicali ha consentito di isolare i principi funzionali, replicarli in laboratorio e modificarli per diminuire gli effetti collaterali o migliorarne le caratteristiche funzionali.

Ecco nascere la moderna industria farmaceutica.

Perché questa introduzione storica? Per comprendere meglio il grave errore che si commette nel sottovalutare i prodotti erboristici.

Spiego meglio.

Negli ultimi decenni, complice il rifiuto della vita moderna e “artificiosa”, vuoi la rinnovata voglia di natura, si è verificato un forte ritorno all’utilizzo di prodotti a base di erbe, siano essi medicinali erbali, integratori alimentari o semplicemente preparati per infusi acquistabili in erboristeria.

Tali prodotti, considerati erroneamente dai più come facenti parte della medicina alternativa, sono in realtà alla base della più tradizionale delle medicine allopatiche, con tanto di beneplacito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Che cosa dunque, non deve essere sottovalutato nell’utilizzo degli integratori alimentari a base erbale? La loro attività e il fatto che per poter svolgere un effetto salutistico, vengono utilizzati a dosaggi funzionali e che pertanto, possono dar luogo a effetti avversi.

L’errore che generalmente si corre è quello di percepire un prodotto erboristico come assolutamente privo di reazioni secondarie.

Chi non ha mai sentito dire frasi come: “Tranquillo! È tutto naturale!”, oppure: “Ma sì tu prendila, tanto sono solo erbe! Al massimo non ti fa niente!” Così dissero gli ateniesi porgendo la cicuta a Socrate.

L’aspetto più avvilente si manifesta quando questi discorsi vengono fatti proprio da quegli specialisti che dovrebbero consigliarci o prescrivere dei rimedi ai nostri disturbi.

Forse non erano sufficientemente attenti durante le lezioni universitarie o forse effettivamente l’approccio al fitoterapico si è così tanto affievolito da far dimenticare quando, a inizio Novecento la malaria si curava con la corteccia di China.

Ad ogni modo, il risultato di questa sottovalutazione è che talvolta questi rimedi vengono consigliati proprio ai soggetti più deboli come i bambini, le donne in gravidanza o gli anziani.

Le preparazioni a base di piante officinali svolgono la loro azione salutistica in virtù della presenza di un fitocomplesso composto da una serie di sostanze diverse fra loro, che possono interagire in vari modi con l’organismo o con farmaci assunti in contemporanea.

Ecco quindi che Ginkgo biloba migliora il microcircolo periferico ma diminuisce anche l’aggregazione piastrinica fluidificando il sangue, ragion per cui non deve mai essere utilizzato in caso di assunzione di anticoagulanti come l’acido salicilico.

Il semplice Finocchio, generalmente utilizzato per le coliche gassose dei neonati, può tranquillamente essere preparato sotto forma di decotto, mentre l’olio essenziale e i preparati idroalcolici presentano concentrazioni troppo elevate di anetolo che presentando attività estrogenica e sono sconsigliati durante la gravidanza e l’allattamento.

Oltre a possibili interazioni con i farmaci o con i nutrienti assunti con l’alimentazione, non bisogna dimenticare che all’interno del fitocomplesso potrebbero essere presenti sostanze in grado di generare allergie o altre reazioni avverse nei soggetti più sensibili.

Ovviamente i produttori di materie prime a base erbale conoscono bene le problematiche connesse alle piante officinali, rendendo disponibili sul mercato dei prodotti di elevato livello e controllati in termini di contaminanti, impurità di rilevanza tossicologica, con standard qualitativi rispondenti alla rigorosa normativa europea in materia o mutuati dal settore farmaceutico.

Al fine di elevare ulteriormente l’asticella della sicurezza, dalla collaborazione tra Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), è stato creato uno specifico sistema di fitosorveglianza al quale tutte le aziende del settore sono tenute a partecipare.

È infatti responsabilità delle aziende che commercializzano integratori alimentari o preparati erboristici quella di comunicare alle Autorità eventuali reazioni avverse segnalate dai consumatori.

Le segnalazioni devono comprendere una serie di informazioni utili a stabilire un possibile nesso di causalità fra l’utilizzo del prodotto e l’effetto indesiderato, quali l’eventuale stato di gravidanza o allattamento, la presenza di patologie in corso durante l’utilizzo o la contemporanea assunzione di farmaci.

Il sistema ha lo scopo fondamentale di entrare ancora più a fondo nella conoscenza delle piante officinali e loro preparazioni, comprendendo eventuali interazioni fra prodotti erboristici e farmaci o evidenziando reazioni avverse non ancora prese in considerazione, per un utilizzo sempre più sicuro delle stesse, un po’ come accadde ai nostri antenati migliaia di anni fa, con qualche rischio in meno si intende!

Note dell’autore: questo articolo è dedicato a tutti i Sapiens sapiens che hanno offerto la loro vita in nome della conoscenza e del progresso della specie.