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Il primo lavoro, una scelta da non sottovalutare

Il più delle volte il primo impiego condiziona la vita futura di ciascuno di noi, perché laddove si apre un’opportunità si tende a proseguire. I giovani della mia generazione, di solito, non sono nelle condizioni di mercato di scegliere e decidere cosa fare.

Trovare un posto di lavoro le cui competenze si avvicinino, anche se solo in parte, al proprio percorso universitario di per sé è già una gran fortuna.

Io ho cominciato a lavorare, dopo la laurea, in una farmacia ma non era quello che volevo fare. La decisione di lasciare il posto è stata sicuramente molto ponderata, ma ha rappresentato anche uno dei momenti più stressanti della mia vita, perché mi sono ritrovata a dover affrontare l’ignoto: nuovo lavoro, nuovi capi, nuovi colleghi.

Il “nuovo”, nel mio caso, si chiama Di Renzo Regulatory Affairs: vi ho trovato un ambiente giovane, molto stimolante e pieno di molteplici opportunità di crescita professionale.

Un anno dopo la mia assunzione ho avvertito l’esigenza di intraprendere anche un’ulteriore formazione post-lauream, per dare ordine a quanto stavo apprendendo nella pratica. Da qui la scelta di iscrivermi a un Master di secondo livello, proprio per approfondire gli aspetti regolatori, pre-clinici e clinici legati al farmaco, settore in cui mi trovo appunto a lavorare e che è diventato oggetto della mia passione.

Di certo, il percorso intrapreso – così come ora è strutturato – non è facile da gestire: il lavoro mi impegna molto, ma mi permette anche di approfondire e di acquisire esperienza all’interno di questa disciplina, lasciandomi affinare e perfezionare giornalmente le mie abilità, guidata dagli esperti nel campo farmaceutico.

Per quanto, al giorno d’oggi, un Master e un corso di inglese siano indispensabili per essere competitivi nel mondo del lavoro, penso che la cosa fondamentale per i giovani sia non perdere mai la voglia di imparare e confrontarsi, in quanto credo che la curiosità e la passione per il proprio lavoro rappresentino la marcia in più per diventare “veri” professionisti del settore.

Scritto da  Chiara Sebastianelli