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Maschere filtranti FFP2- FFP3: guida pratica alle sigle

Con l’emergenza Covid-19 le mascherine sono entrate nostro malgrado a far parte della quotidianità. Tra di esse, vi sono quelle che vengono inquadrate come dispositivi di protezione individuale.

A differenza della mascherine chirurgiche, queste non sono dispositivi medici ai sensi della Dir. 93/42/CEE, ma sono normate dal Reg. 2016/425 UE. In quanto dispositivi di protezione individuale (in sigla DPI), questi oggetti nascono con il preciso scopo di proteggere l’utilizzatore; nello specifico, nel caso delle maschere filtranti l’obiettivo è proteggere le vie aeree.

Prima della pandemia erano solitamente utilizzate esclusivamente da professionisti, ad esempio da persone che lavorano con vernici o in ambienti particolarmente polverosi. Oltre a dover essere pienamente conformi al Regolamento dell’Unione Europea già citato, questi prodotti devono rispondere a degli standard tecnici specifici.

In particolare, le maschere filtranti, o più precisamente facciali filtranti (in inglese “filtering facepieces”, da cui la sigla FFP) rispondono alla norma EN 149:2001 “Dispositivi di protezione delle vie respiratorie – Semimaschere filtranti antipolvere”, compresa la revisione A1 del 2009.

Tale norma è stata messa a disposizione gratuitamente sul sito dell’UNI, con il preciso scopo di contribuire al contrasto della pandemia.

La rispondenza a tutti i requisiti definiti dal regolamento di armonizzazione dell’Unione, unita alla conformità allo standard tecnico, si manifesta su questi dispositivi e sui loro confezionamenti sotto forma di scrittecodici e sigle, e non è raro imbattersi anche in ulteriori informazioni con valenza internazionale.

Tutto ciò, pur nascendo dalle migliori intenzioni, spesso genera confusione nell’utilizzatore.

Cercheremo quindi in questa sede di fare chiarezza sulle sigle, simboli e marchi di uso più comune per questa tipologia di DPI, senza trascurarne gli aspetti regolatori, in particolare per le maschere FFP2 ed FFP3 che sono ad oggi reputate le più consone al contrasto pandemico Covid-19.

Il marchio CE

Forse il simbolo su cui è più importante soffermarsi e che deve rispettare specifiche proporzioni. La presenza del marchio CE dà all’utilizzatore un’informazione ben precisa: questo prodotto risponde ai requisiti della pertinente direttiva di armonizzazione (o regolamento che sia) dell’Unione Europea.

Non costituisce quindi prova della bontà o qualità del prodotto, come spesso si pensa.

Inoltre, non tutte le categorie merceologiche riportano il marchio CE, solamente i prodotti normati dalle direttive del cosiddetto “nuovo approccio” possono recarlo, come precisato in questa pagina web della Commissione Europea.

Il marchio CE, nel caso delle maschere filtranti FFP2 e FFP3, deve essere accompagnato da un numero identificativo:

Questo perché trattasi di DPI di categoria III, quindi soggetti a procedure di valutazione della conformità con intervento di un ente notificato. In particolare il numero identificativo ci dice quale ente ha eseguito le valutazioni di cui agli allegati VII o VIII del Reg. 2016/425 UE.

FFP1, FFP2 o FFP3

Una di queste sigle deve obbligatoriamente comparire quando il dispositivo è conforme alla EN 149:2001+A1:2009. Lo standard classifica i filtranti facciali in base all’efficienza filtrante ed alla perdita di tenuta verso l’interno della semimaschera. In linea generale si può affermare che le maschere FFP3 rispondano ai requisiti più stringenti.

R o NR

Ulteriore sigla da standard europeo EN 149:2001. Ci dice se il filtrante facciale può essere riutilizzato per un altro turno di lavoro (R) o meno (NR).

D

La maschera ha superato la prova di intasamento con dolomite da standard EN 149:2001+A1:2009. Da riportare obbligatoriamente nel caso delle semimaschere riutilizzabili.

EN 149:2001+ A1:2009

Il riferimento allo standard tecnico ed al suo anno di pubblicazione, va apposto sul più piccolo imballaggio in commercio e sul DPI stesso.

Foto di Wilfried Pohnke da Pixabay

GB 2626-2006

Riferimento alla norma tecnica nazionale cinese, a cura della Standardization Administration of China (SAC). Riprende quasi integralmente i requisiti definiti dalla controparte europea EN 149:2001+A1:2009. Per la commercializzazione europea la maschera dovrà comunque essere marcata CE.

KN 95 o KN100

Sigle appartenenti alla classificazione da GB 2626-2006. Appaiono su maschere comparabili per efficacia filtrante rispettivamente a FFP2 e FFP3.

Foto di viarami da Pixabay

N95

Sigla appartenente alla classificazione americana NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health), indica che la maschera antiparticolato ha un’efficienza filtrante minima del 95% e non è resistente agli oli (N). Le prestazioni in termini di filtrazione sono comparabili alle FFP2, ma la sola marcatura NIOSH non permette la commercializzazione in Europa.

Scritto da: Riccardo Del Signore

Foto di Bellahu123 da Pixabay