Pay-back dispositivi medici, gli ultimi aggiornamenti

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 8 dell’11 gennaio 2023 il Decreto-Legge 11 gennaio 2023, n. 4, che prevede una proroga per il versamento alle Regioni degli importi previsti per il ripiano del superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici secondo il meccanismo noto come “pay-back”.
Il termine ultimo per effettuare i versamenti alle Regioni è stato dunque spostato dal 31 gennaio, come originariamente previsto, al 30 aprile prossimo, in seguito alle richieste degli stessi fabbricanti e aziende fornitrici di dispositivi e grazie all’intervento delle associazioni di settore. Ma cos’è il pay-back? E qual è l’impatto di questa misura per il comparto dei DM? Vediamolo insieme.
Payback per i dispositivi medici, cos’è e come funziona
Quello del pay-back è un meccanismo ben noto nel settore sanitario, in quanto in vigore già da tempo per le specialità medicinali. Per i dispositivi medici è stato introdotto dal Decreto Legislativo 98/2011 (poi convertito nelle Legge 111/2011): il Decreto stabiliva la fissazione di un tetto di spesa di anno in anno, con un ripiano dello sforamento a carico delle Regioni che vi avevano contribuito.
Solo a partire dal 2015 però, con il Decreto-Legge 78/2015 poi convertito in Legge 125/2015, parte di questo sfondamento al tetto di spesa è stato posto in carico alle aziende fornitrici.
Lo scopo di questo meccanismo è chiaramente quello di contenere la spesa sanitaria, con il “rimborso” da parte delle aziende delle somme eccedenti il tetto. Come accennato, il tetto di spesa viene fissato annualmente, con soglie percentuali maggiorate di anno in anno.
Nel periodo di riferimento degli importi al momento richiesti dalle Regioni a fabbricanti e aziende, tali soglie sono state fissate nel 40% per il 2015, 45% per il 2016 e 50% dal 2017 in poi.
Problematiche e rischi, le conseguenze del pay-back per i DM
L’introduzione del payback per i dispositivi medici ha portato scompiglio nel settore, tanto da aver richiesto l’intervento delle associazioni di categoria, che dopo aver preso tempo, stanno ora chiedendo a gran voce l’apertura di un tavolo tecnico per rinegoziare la misura.
Secondo il comparto, infatti, l’introduzione del pay-back potrebbe mettere in crisi molti fabbricanti di dispositivi medici con conseguenze importanti per lavoratori, pazienti e altri attori che operano in questo settore.
Secondo le stime, l’esborso degli oltre 3 miliardi e mezzo di euro potrebbe mettere in ginocchio l’industria dei DM, costituita in gran parte da micro, piccole e medie imprese: molti fabbricanti e fornitori si troverebbero costretti a chiudere, con una conseguente perdita di posti di lavoro, in un comparto che occupa oltre 100mila addetti.
La chiusura delle aziende fabbricanti comporterebbe inoltre una carenza di dispositivi medici di uso diffuso nel settore sanitario, in particolare dei cosiddetti “salvavita”, come gli sterilizzatori, i prodotti per circolazione extracorporea, le protesi e le valvole cardiache, i ventilatori polmonari.
Ma la carenza potrebbe riguardare anche DM che persino il pubblico di non addetti ai lavori, i semplici pazienti, considerano ormai come “scontati” all’interno di una struttura ospedaliera: protesi, ferri chirurgici, disinfettanti, camici, e addirittura garze, bende e cerotti.
Spesa in crescita
Il comparto chiede che il meccanismo venga rivisto, ricordando che i compensi per gli acquisti dei dispositivi sono preventivamente concordati tramite regolari gare d’appalto. Tra le proposte, un innalzamento del tetto di spesa sanitario dal 4,4% al 5,2% sul totale della spesa pubblica per dare un po’ di respiro alle piccole e medie imprese del settore e una revisione del sistema di gestione degli approvvigionamenti da parte delle Regioni.
La spesa pubblica per i dispositivi è aumentata di oltre il 18% in 5 anni, con un incremento di 450 miliardi di euro nel solo 2020. Lo sforamento del tetto è aumentato di oltre 10 punti percentuali tra il 2015 e il 2020, con un raddoppiamento del pay-back dovuto. Dati allarmanti per un settore già alle prese con i risvolti dei nuovi Regolamenti europei, e che richiedono un ripensamento delle norme.
Scritto da Maria Pia Felici
Foto di David Mark da Pixabay