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Riconversione aziendale, parola d’ordine contro la crisi

Riconvertire l’azienda nell’attività di produzione degli articoli più ricercati del momento – mascherine di protezionedisinfettanti e gel per le mani – sembra essere l’unica risposta alla crisi che ha coinvolto il comparto industriale e commerciale del nostro Paese.

Con l’arresto improvviso di vendite, progetti e attività produttive, le aziende di tutta Italia sono alla ricerca di opportunità di riconversione aziendale che consenta loro di ricollocarsi in uno scenario economico ormai radicalmente mutato.

Si tratta di una spinta – carica di ottimismo e di voglia di farcela – che investe grandi e piccole imprese, liberi professionisti, settori tradizionalmente votati alla tutela della salute, ma anche molti altri le cui radici affondano in ambiti completamente diversi.

La crescente domanda di dispositivi di protezione individuale, destinata a salire ancora in virtù degli obblighi previsti dalla fase 2 della gestione della pandemia, stanno spingendo molte realtà verso la produzione e l’immissione in commercio di mascherine.

La riconversione aziendale non ha  interessato solo aziende farmaceutiche, di fabbricanti di dispositivi o magari di farmacie o sanitarie, ovvero di realtà che hanno già familiarità con questa tipologia di prodotti. Molti liberi professionisti, come i sarti e le piccole aziende che confezionano abbigliamento, si sono attivate, sin dagli esordi della pandemia, per riconvertire il proprio know-how e le proprie attrezzatture nella produzione di DPI.

Farmacie, produttori di profumi e di sostanze chimiche per uso agricolo e industriale, stanno invece riconvertendo le proprie strutture per la produzione di igienizzanti per ambienti, disinfettanti per le superfici e per la persona, gel per le mani, igienizzanti per alimenti.

Nel campo della distribuzione e della commercializzazione poi, la varietà dei soggetti che vogliono riconvertirsi è addirittura impressionante: profumerie, supermercati, cartotecniche, tabaccai, lavanderie a secco, non c’è realtà commerciale che non abbia avviato la vendita di questi prodotti.

Anche l’import-export (soprattutto di dispositivi fabbricati in Cina, in Turchia o in altri paesi extra-europei) è una buona opportunità per far ripartire la propria attività, ma ci sono aziende che trovano nuovi sbocchi sui mercati europei ed extra-europei, incluse compagnie straniere che vogliono iniziare la propria attività in Italia, magari con un partner commerciale per la vendita dei prodotti maggiormente richiesti dal mercato attuale.

Trasformare la propria attività produttiva e commerciale per far fronte al bisogno del momento utilizzando strutture già esistenti è dunque un passo necessario intrapreso da molti, da troppi forse, tanto da sollevare l’interesse delle autorità che temono speculazioni e forzature. LA situazione dovrà quindi essere attentamente monitorata.

Scritto da: Maria Pia Felici

Foto di นิธิ วีระสันติ da Pixabay